DANTE IN ESILIO

Il 27 gennaio del 1302 Dante subisce la sua prima condanna per corruzione e viene condannato a due anni d'esilio. Inoltre per non essersi presentato al processo, viene condannato al rogo. Nel 1303 dopo inutili tentativi, diplomatici e militari, di rientrare a Firenze, compiuti insieme agli altri esuli di parte Bianca, Dante se ne separa per profonde ragioni di disaccordo. Si è intanto spostato tra Forlì, Verona e Arezzo. 
Nel 1305-8 soggiorna a Treviso, in Lunigiana, nel Casentino, a Lucca. Il 2 settembre del 1311 è escluso da un'amnistia indirizzata agli esuli fiorentini a causa della dichiarata posizione filoimperiale. Tra il 1312-1318 soggiorna a Verona presso Cangrande della Scala.
Il 15 ottobre del 1315 è confermata la condanna a morte per lui e per i suoi figli. Nel 1318 si trasferisce a Ravenna e il 13 settembre del 1321 muore di ritorno da un'ambasceria a Venezia. 
 
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